Tra novembre 2009 e Gennaio 2010, l'associazione darà il via ad una interessante rassegna cinematografica intitolata "Non solo parole", il progetto è finanziato dalla Regione Puglia con i contributi per iniziative di comunicazione a valenza sociale, educativa e culturale in favore delle persone diversamente abili e dei loro nuclei familiari.

 

Guarda la locandina                              Guarda il depliant

 

Programma e le trame dei film che verranno proiettati nella sede di Lecce ed in altre strutture della provincia: 

 

Il mio piede sinistro 12/11/2009 ore 18.30 presso la sede di Lecce

Regia: Jim Sheridan

Trama:Tratto dall'omonimo libro che racconta la vita incredibile di Christy Brown, scrittore e pittore irlandese, nato con un handicap fisico quasi totale: l'unica parte del corpo di cui possiede ogni funzione è il piede sinistro. Il film è interpretato dal pluripremiato Daniel Day Lewis che per l'occasione ha voluto imparare a scrivere con l'estremità del piede. La straordinaria interpretazione gli varrà proprio il suo primo Oscar come miglior attore protagonista.

Il film narra la difficile vita di Christy nella sua famiglia composta da dodici fratelli e sorelle, dalla madre che gli sta sempre vicino e il padre buono ma burbero che con il suo lavoro, poi perso, non riesce offrire una stabilità economica.

 

 

A beautiful mind 19/11/2009 ore 18.30 presso la sede di Lecce

Regia: Ron Howard

Trama: Nel 1949, il ventunenne e talentuoso matematico John Nash entra nella prestigiosa Università di Princeton con una borsa di studio per il dottorato. Refrattario ad instaurare rapporti sociali, Nash ha solo due amici: Charles, il suo compagno di stanza, e le formule matematiche. Ossessionato dal pensiero di trovare un'idea originale a cui applicare le sue formule, John riesce nel suo obiettivo: in una tesi di dottorato di sole 27 pagine espone geniali intuizioni fondamentali allo sviluppo della "Teoria dei Giochi", facendo così diventare obsolete le teorie economiche di Adam Smith.

Le sue idee gli procurano fama e un importante posto di ricercatore al MIT di Boston, dove conferma la sua intelligenza matematica. In piena "guerra fredda" viene contattato dall'esercito per la sua incredibile capacità di decodificatore. Entra così in contatto con l'"eminenza grigia" William Parcher, oscuro personaggio del governo che lo assolda per una missione top secret. Contemporaneamente John trova anche l'amore di Alicia, una giovane studentessa di fisica, che diventa sua moglie.

La vita di Nash viene a questo punto sconvolta da una terribile scoperta. Charles, la sua nipotina e lo stesso Parcher sono in realtà solo proiezioni della mente malata di Nash, affetto da una grave forma di schizofrenia. Vagando come un fantasma tra cliniche e manicomi viene sottoposto a numerose sedute di shock insulinico e ad una massiccia dose di farmaci. Grazie all'affetto ed alla vicinanza dei familiari, Alicia in particolare, e alla sua forza mentale riesce ad ignorare le sue allucinazioni, e a convivere sia pure con sofferenza con la malattia, tornando anche all'attività accademica. Infatti, Nash diventa docente a Princeton, e nel 1994 è insignito del Premio Nobel per l'economia. La difficile ma riuscita convivenza di Nash con la sua malattia è simboleggiata dalla visione dei suoi tre fantasmi uno accanto all'altro che lo osservano dopo la cerimonia di premiazione.

 

Le chiavi di casa 12/12/2009 ore 16.00 presso Centro"Madonna della coltura", via Coltura 47 Parabita

Regia: Gianni Amelio

Trama:Gianni (Kim Rossi Stuart) è un giovane padre che ha abbandonato il proprio figlio subito dopo la nascita. Il bambino (Andrea Rossi) è nato affetto da handicap mentre la giovane compagna di Gianni è morta di parto. Quindici anni dopo l'uomo decide di fare la conoscenza del figlio: l'occasione è data da un viaggio per portare il bambino in una clinica di Berlino a seguire alcune terapie. Durante il soggiorno nella città tedesca Gianni farà la conoscenza di Nicole (Charlotte Rampling), una donna matura con una figlia affetta da handicap, che gli farà capire la grandezza dell'impegno che lo attende. Anche grazie alla donna Gianni e Paolo impareranno a conoscersi a fondo e a confrontarsi.

 

Rosso come il cielo  19/12/2009  ore 17,30 presso Ass. "Nuovi orizzonti"c/o ex scuola via De Amicis di Borgagne

Regia:Cristiano Bortone

Trama: Questo film è ispirato ad una storia vera, quella di Mirco Mencacci. È il 1970. Mirco è un bambino toscano di dieci anni appassionato dal cinema. Un giorno lui gioca con le biglie con i suoi amici, ma la sua si rompe. Va a casa per ripararla, ma poi invece prende il fucile di suo padre, che però è troppo in alto e quindi prende lo sgabello. Inavvertitamente parte dal fucile un colpo che prende in pieno dei piatti di vetro, i cui frantumi cadono a terra. Nel frattempo, Mirco inciampa nello sgabello, cade sui cocci di vetro e perde la vista. Per la legge dell’epoca che considerava i non vedenti diversamente abili e non permetteva loro di frequentare la scuola pubblica, i genitori sono costretti a fargli frequentare un istituto per non vedenti a Genova, come consigliato dal dottore. Lì il bambino trova un vecchio registratore e scopre che tagliando e riattaccando il nastro riesce a costruire delle favole fatte solo di rumori, con l'aiuto di una bambina, Francesca, la figlia della portinaia della casa lì accanto, e tra loro sboccia l'amore. Mentre l’istituto cerca di impedirgli in tutti i modi il suo hobby, Mirco lentamente coinvolgerà tutti gli altri bambini ciechi facendo loro riscoprire il loro talento e la loro normalità.Il film è drammatico, ma riesce a coinvolgere grandi e piccini.

 

Si può fare 21/12/2009 ore 10.00 pressoAss."Luci e sorrisi", palazzo Legari ad Alessano

Regia: Fabio Bonifici

Trama: Milano, primi anni '80. Nello è un sindacalista dalle idee troppo avanzate per il suo tempo. Ritenuto scomodo all'interno del sindacato viene allontanato e "retrocesso" al ruolo di direttore della Cooperativa 180, un'associazione di malati di mente liberati dalla legge Basaglia e impegnati in (inutili) attività assistenziali. Trovandosi a stretto contatto con i suoi nuovi dipendenti e scovate in ognuno di loro delle potenzialità, decide di umanizzarli coinvolgendoli in un lavoro di squadra. Andando contro lo scetticismo del medico psichiatra che li ha in cura, Nello integra nel mercato i soci della Cooperativa con un'attività innovativa e produttiva.
"La follia è una condizione umana" dichiarava Basaglia, psichiatra. "In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza, la psichiatria, di tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla". Prima dell'introduzione in Italia della "legge 180/78", detta anche legge Basaglia, i manicomi erano spazi di contenimento fisico dove venivano utilizzati metodi sperimentali di ogni tipo, dall'elettroshock alla malarioterapia. Il film di Giulio Manfredonia si colloca proprio negli anni in cui venivano chiusi i primi ospedali psichiatrici e s'incarica di raccontare un mondo che il cinema frequenta raramente, non tanto quello trito e ritrito della follia, quanto quello dei confini allargati in una società impreparata ad accoglierne gli adepti. Attenzione però. Il regista evita accuratamente qualunque tipo di enfasi, sfiorando appena la drammaticità senza spettacolarizzarla, in favore di un impianto arioso, ridente, talvolta comico, letiziando lo spettatore con una commedia (umana) che diverte e allo stesso tempo fa riflettere.
Se Pippo Delbono nel documentario Grido mostrava una via alternativa alla pazzia attraverso il teatro, Manfredonia tramuta episodi reali - e nello specifico la storia della Cooperativa Sociale Noncello - in fiction, trattando con la dovuta discrezione un argomento tanto delicato che appartiene alla storia dell'Italia, nel rispetto di chi convive con l'infermità mentale e di chi ci lavora. La sceneggiatura scritta a quattro mani insieme all'autore del soggetto Fabio Bonifacci non ha falle e permette agli attori di immergersi nella condizione dei loro personaggi con grazia. Sebbene Claudio Bisio dia un'ottima prova recitativa nei panni di Nello, Si può fare è il frutto di un lavoro collettivo che vede tutti gli interpreti (compreso il regista) impegnati a ricreare un ambiente credibile nel quale far muovere a piccoli passi un ensemble di "matti" talmente autentici da strappare un applauso.

 

 

Rain Man 14/01/2010 ore 17.00 Soc. Coop. Sociale Via Custoza a Matino

Regia: Barry Levinson

Trama: Charlie, commerciante di auto di lusso ma indebitato fino al collo, scopre che l'eredità paterna è stata assegnata a un fratello, Raymond di cui non ha mai avuto notizia: ha vent'anni più di lui e vive in una clinica, affetto da autismo.
Charlie se lo porta via per diventarne il tutore e poter, in questo modo, disporre di tutto il patrimonio.
Ma Raymond, che va con lui a Las Vegas, sbanca il casinò, usando la sua incredibile propensione per i numeri.
Il rapporto tra i due cambia e presto, si trasforma in solidarietà e in sincero affetto...

 

Perdiamoci di vista 21/01/2010 ore 17.00 presso la sede di Lecce via Siracusa, 106

Regia: Carlo Verdone

Trama: Gepy Fuxas, presentatore di un programma TV del dolore, è smascherato da Arianna, paraplegica ribelle, e perde il posto. Tra i due nasce un rapporto di amicizia amorosa che giova soprattutto a Gepy, forse migliore di quel che sembra o di come il mestiere l'aveva ridotto. 13° film di Verdone regista, è uno dei più diseguali, incerto tra il versante satirico e quello sentimentale e appesantito da un moralismo troppo dimostrativo. Brava A. Argento, figlia di Dario e di Daria Nicolodi, che affina di film in film il suo talento naturale. A. Maccione incide col vetriolo un impresario televisivo. David di Donatello alla regia.

 

Lo scafandro e la farfalla 28/01/2012 ore 18,00 presso sala parrocchiale S. Lucia, via De Pace, 16 a Lecce

Regia: Julian Schnabel

Trama: Jean-Dominique Bauby si risveglia dopo un lungo coma in un letto d'ospedale. È il caporedattore di 'Elle' e ha accusato un malore mentre era in auto con uno dei figli. Jean-Do scopre ora un'atroce verità: il suo cervello non ha più alcun collegamento con il sistema nervoso centrale. Il giornalista è totalmente paralizzato e ha perso l'uso della parola oltre a quello dell'occhio destro. Gli resta solo il sinistro per poter lentamente riprendere contatto con il mondo. Dinanzi a domande precise (ivi compresa la scelta delle lettere dell'alfabeto ordinate secondo un'apposita sequenza) potrà dire "sì" battendo una volta le ciglia oppure "no" battendole due volte. Con questo metodo riuscirà a dettare un libro che uscirà in Francia nel 1997 con il titolo che ora ha il film.
Julian Schnabel ha assunto sulle sue spalle un incarico gravoso perché è vero che i film che portano sullo schermo le vicende di portatori di gravi handicap (soprattutto se ispirate a storie realmente accadute) commuovono facilmente la grande platea. È però anche vero che, con una tematica in parte vicina a questa abbiamo avuto nel 2004 Mare dentro di Alejandro Amenábar con l'interpretazione da premio di Javier Bardem e la fatica di Mathieu Amalric poteva risultare improba. Sia l'attore che il regista conseguono il grande risultato di offrirci una prova di grande umanità nel contesto di un film di elevato livello artistico.
L'occhio del protagonista diventa la soglia che permette al pesante e inerte scafandro del suo corpo di liberare (anche se faticosamente) la farfalla del pensiero. La voce interiore imprigionata di Jean-Do ci rivela al contempo l'orrore della condizione e l'indomabile spinta all'espressione di sé. Il giornalista pensa, desidera, soffre, grida dentro di sé. È un grido in cerca di una bocca che possa tradurlo in suoni e parole. Il battito delle ciglia (che ricorda non a caso il battito d'ali di una farfalla) si traduce in lettere e le lettere in parole. Schnabel e Amalric riescono a non fare retorica e al contempo a commuovere profondamente liberandosi dal falso pietismo che spesso accompagna queste storie 'vere'. Raggiungono il risultato grazie a un attento lavoro di flasback che si integra alla perfezione con la descrizione di un corpo che da apertura al mondo si è trasformato in sepolcro. Tutto ciò senza lanciare proclami né a difesa strenua della vita né a favore dell'eutanasia. Il che, di questi tempi, è già un merito di per sé.